Matthew Lee: analisi (e apologia) di Rock’n Love

Eclettico, talentuoso ed energico: The Genius Of Rock’n Roll è il più valido musicista italiano in circolazione. Ed ecco perché va così forte

Diciamocelo pure: era ora. Era ora nel senso che, di quando in quando, capitano quei pezzi che  fanno ancora sperare nella buona musica. Ascoltare brani suonati e di così pregevole fattura, nel 2020, nell’età del sintetizzatore e dell’autotune, non è poi così scontato. Per carità, il progresso è progresso e nessuno vuole ostacolarlo, tantomeno con discorsi moralistici. In fondo tutto cambia: la musica, le società, i confini e le culture. Però esistono, e qui lo dico con una punta di snobismo, dei generi intramontabili, epici. Esistono generi musicali che sono paragonabili alle mele delle Esperidi, ossia il praticarli a dovere costituisce un’impresa al di fuori della portata dei comuni mortali.

Solo un personaggio mitico può farcela. Parlo ovviamente di generi come il blues, del boogie woogie e del Rock’n Roll, del rockabilly e dello swing. Ora, immaginate pure che tutte queste anime convivano, in più forme e in diversa misura, in un’unica persona: e tutto questo nell’anno 2020. Be’, si dà il caso che la persona in questione sia Matteo Orizi, aka Matthew Lee: classe 1982, originario di Pesaro, The Genius Of Rock’n Roll è un rocker vecchia scuola.

Pianoforte, brillantina, ritmi ballabili e tanta energia. Affiancato da un Paolo Belli in ottima forma, Rock’n Love dimostra che quegli anni d’oro non sono tramontati. Passati gli anni? Forse. Quello che resta è, tuttavia, una passione in grado di accomunare dei target anagraficamente molto differenti fra loro: “Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”.

Vale anche per la musica, e quella di Matthew Lee calza a pennello con questa definizione: spontanea, senza tempo e comunque sul pezzo. Rock’n Love guarda indietro, al passato, ma senza il torcicollo; è un brano moderno che pesca dalla miglior musica degli anni ’40 e ’50.

Basta leggere il curriculum di Matteo Orizi, del resto, per capire di che pasta sia fatto realmente: ha partecipato, a partire dal 2005, al Soul Island Festival, al San Severino Blues festival, al Brindisi blues festival, al Subiaco Blues festival, al Lodi Blues festival, al Tropea blues festival, al Campania Blues e al Blues in Town. Poi è arrivato il momento del debutto in Europa e negli States, la patria del jazz e dello swing, di B.B. King e di Louis Armstrong, di Chuck Berry e di Bill Haley.

E ovviamente la patria di Elvis Presley, uno dei suoi preferiti e uno dei fari illuminanti della musica americana: perché, in fondo, il segreto della riuscita della musica di Matthew Lee è proprio il mito a stelle e strisce. Soprattutto, il mito di quegli anni spensierati di benessere e di prosperità, giunto in Europa con il carisma dei blue jeans e delle sale da ballo. Rock’n Love rappresenta, per un ascoltatore europeo, questa essenza: è forse proprio per questo che la musica di Matthew Lee è tanto attraente.